Nessuno potrà dire che sono stati tre anni noiosi e sonnecchianti: promozione alla prima stagione in A2, un massimo campionato nazionale, un’altra promozione l’anno successivo. Sono successe tante di quelle cose (belle e brutte, ma soprattutto belle) che non c’è stato il tempo di fermarsi un attimo, tirare le somme, ringraziare chi c’era da ringraziare. Oggi è arrivato il momento di farlo: Filippo Bianchi non è più un giocatore dello Sporting Club Quinto e no, questa volte le bizze del mercato non c’entrano niente. Si è trattato di una scelta di vita del numero 6 mancino, che si trasferirà a Londra per studiare economia e finanza. E adesso che passano i titoli di coda su tre anni straordinari ed esaltanti, si può, anzi si deve dire che Bianchi mancherà parecchio ai colori biancorossi, e non tanto – o meglio, non solo – per quei suoi scatti sulla corsia di competenza, per i suoi gol o le sue chiusure difensive. Doti che l’hanno reso una colonna della squadra, ma che non esauriscono il suo bagaglio sportivo e umano. Mancherà il suo buonumore, il suo saper stare in squadra, fare gruppo, far fronte alle difficoltà. In tre anni, insieme, abbiamo centrato due promozioni e disputato – per la prima volta, anche in questo caso insieme – un campionato di serie A1. “London calling”, cantavano i Clash, e non possiamo fare altro che rispettare – e per certi versi ammirare e condividere – una scelta di vita incentrata sul miglioramento di un percorso di studi. Eppure, in questi momenti, a prevalere è la malinconia di chi perde qualcosa d’importante.

Filippo, spiegaci meglio la tua scelta…
“Si tratta di una decisione che maturava da un po’ di tempo. Voglio studiare economia e finanza e non mi piaceva come era strutturato il corso a Genova, in più voglio perfezionare il mio inglese e così la scelta di andare a Londra è stata quasi scontata sotto questo punto di vista. Scontata però non significa facile”.
In che senso?
“La pallanuoto per me è una ragione di vita, non è facile dire arrivederci e grazie, io mi fermo qui. Nella vita a volte bisogna però prendere delle decisioni, mettere le scelte sul piatto della bilancia e vedere quale pesa di più. Da qui la decisione di andare a Londra”.
Lasciandoti alle spalle tre anni intensi in biancorosso.
“Intensi e straordinari. Sono arrivato che ero un pischello, si può dire? Poi Marco Paganuzzi mi ha dato fiducia, magari sono stato bravo anche io a prendermela, e penso di essere diventato uno dei tasselli per la prima storica promozione in A1. Nel massimo campionato non siamo riusciti, io per primo, a esprimerci al massimo e sappiamo tutti come è finita, però è stata una stagione di crescita, personale e di squadra. Poi c’è stata la cavalcata di quest’anno, un campionato pazzesco ma difficile: abbiamo fatto quello che tutti si aspettavano, ma quando hai i favori del pronostico dalla tua diventa più facile inciampare. E infatti, nella sfida infinita con il Salerno, c’è stato un momento in cui eravamo con un piede e mezzo fuori dai giochi”.
Poi, però, a festeggiare siete stati voi.
“Ricorderò per sempre quelle tre partite. Sono state le più importanti della mia carriera per la posta in palio e il pubblico presente in piscina. Di più: secondo me condensavano tutti i significati più profondi dello sport: la voglia di crederci sempre, la capacità di reagire. E’ stato tutto pazzesco”.
Cosa ti mancherà del Quinto?
“Tante cose. Il gruppo storico, quello formato da Palmieri, Brambilla, Amelio, cui poi si sono aggiunti due miei ex compagni come Pellegrini e Gavazzi. Con loro, come con il resto della squadra, rimarrà una bellissima amicizia. Mi mancherà l’ambiente, i dirigenti, tutte le persone che si sono fatte in quattro affinché tutto fosse perfetto, sugli spalti e fuori”.
Che società lasci?
“Non sono il tipo che si lascia andare a piaggerie particolari, e adesso non ne avrei neanche il bisogno. Ma devo dirlo. Nella mia carriera ho giocato con tre diverse società e ne ho conosciute parecchie altre. Posso dire che il Quinto è la società più seria e meglio strutturata d’Italia, composta da persone fantastiche. E sono convinto che abbia i mezzi per arrivare, nel volgere di poco tempo, ai vertici del campionato italiano. Io, chiaramente, farò il tifo perché questo accada”.
Chiudiamo con i ringraziamenti…
“Impossibile citare tutti. Ma non posso dimenticare quello che Marco Paganuzzi ha fatto per me. Mi ha voluto in squadra, mi ha confermato per le successive due stagioni. Anche nell’ultimo campionato, in cui ha passato quello che ha passato, mi chiamava ogni settimana per consolarmi se avevo giocato male, darmi la carica, anche per rimproverarmi. Gli devo tanto”.

Goodbye ancd good luck, Filippo. With our best wishes.