
Dall’acqua alla scrivania il passo è stato relativamente breve, ma comunque intenso. Dopo aver smesso con la pallanuoto giocata, Alessandro Di Somma ha preso in mano le redini della prima squadra dell’Iren Genova Quinto da una prospettiva nuova: da capitano a direttore sportivo, e quella che si è conclusa è stata la sua prima sessione di mercato.
Alessandro, le cose sono andate come le avevi immaginate?
“Sì, grazie al lavoro fatto dalla società in questi anni la rosa non era certamente da rivoluzionare, buona parte dei ruoli era già coperta grazie ad un progetto iniziato prima che arrivassi io in questo ruolo. Per rendere la squadra più equilibrata c’era bisogno solo di qualche innesto, di qualche ritocco. Ad esempio ci siamo resi conto che nonostante un gran volume di gioco, avevamo problemi in fase realizzativa e l’arrivo di Gogov si inserisce proprio in questo contesto, lui avrà il compito di finalizzare le azioni. Poi c’è il nuovo portiere Towa, una scommessa che sono sicuro vinceremo: ne viene da una positiva esperienza al Mondiale e si metterà in gioco in un campionato altamente competitivo”.
Poi l’arrivo di Miraldi e il ‘ritorno a casa’ di Pistaffa…
“Questo è il progetto Quinto che va avanti a prescindere dagli interpreti, perché vogliamo avere in rosa sempre più giovani in grado di garantire il futuro oltre al presente. Tommaso Pistaffa dopo due anni a Sori in A2 ci potrà dare una grande mano, Emanuele Miraldi ha sposato subito la nostra causa ed è entusiasta di far parte della nostra famiglia”.
Che campionato ti aspetti?
“Difficile, come sempre. Tutte le squadre sono ben attrezzate per affrontare la categoria. Magari qualcuno che si era piazzato davanti a noi ha perso qualche elemento, altri si sono rinforzati, quello che è certo è che noi dovremo dare il massimo”.
Come è stato calarsi in un nuovo ruolo?
“Essere direttore sportivo mi dà la possibilità di dare un senso alla mia passione per questo sport e di mettere a disposizione le mie conoscenze. Certo, le cose cambiano molto rispetto a quando giocavo, mi devo occupare delle giovanili, dell’organizzazione degli spazi acqua, delle case per chi arriva da fuori Genova. Sapevo a cosa andavo incontro, è un lavoro meno divertente di quello del giocatore, impegnativo ma davvero molto stimolante sotto diversi aspetti”.
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